Mostra personale di Alessandro Negri
11 novembre 2023 – 21 gennaio 2024
La mostra Segni di Alessandro Negri raccoglie opere a partire dall’anno 1967 fino al 2023, un’antologia dell’artista che ha segnato la storia di Robecchetto con Induno.
Le forme naturali con i loro grovigli hanno da sempre colpito l’immaginazione dell’artista che ne ha fatto una cifra stilistica riconoscibile a partire dai suoi primi paesaggi descrittivi di luoghi famigliari, fino ad arrivare alle figure di uomini e donne, le cui membra si sono annodate fondendosi con rami e radici.
Il gesto pittorico ben rappresenta l’incedere della natura nel tempo, la tela si allontana dalla staticità per proporre immagini in divenire che sembrano proiettarsi, in movimento, verso l’osservatore.
I colori terrosi riempiono le prime tele ancorando l’artista al paesaggio dipinto, e, facendosi più diluiti e vari, si arricchiscono di sgocciolature che tagliano la tela in senso verticale, fino ad arrivare ad un contrasto di bianco e nero con un’aggiunta di viola che ricopre solo in parte il supporto, lasciando intravedere molti vuoti.
La composizione da piena si alleggerisce man mano, le figure umane danzano sulla tela mostrando i movimenti dei loro corpi attraverso il segno deciso e rapido di Negri.
“Nelle opere di Negri troviamo sempre rappresentato qualcosa di solidamente concreto: dai nudi e dalle figure del periodo dell’Accademia, ai paesaggi del Ticino e del Sesia (e per qualche tempo anche della Liguria), alle affascinanti conformazioni del mondo vegetale a cui frequentemente si ispira. Nei suoi quadri la natura ha un suo ruolo da protagonista ed è presentata per il suo valore estetico, senza alcun intento ideologico né simbolico. Un cespuglio, un intrico di fogliame, un contorto viluppo di radici diventano spesso per l’artista fonte di ispirazione e lo portano ad indagare e a fissare nella rappresentazione giochi fuggevoli di luce ed ombra, suggestive combinazioni cromatiche, il complesso aggrovigliarsi di linee, caotico ed armonico allo stesso tempo.”
Giuseppe Castoldi
“Forse è lì che lui nasconde il suo essere, quello è il mondo che egli ama, e dal quale trae l’ispirazione per le sue opere. I nodi degli alberi, le radici, gli strani grovigli delle viti che vagano da sempre nel mistero. Per Alessandro questo mondo non ha segreti. Sin da bambino ha cercato di capire la loro vitalità e di ragionarci sopra. Il mischiarsi con loro non rappresenta qualcosa di strano, ma è il modo più naturale per cogliere il senso della vita nascosta. Ricordiamo a questo proposito il Piranesi.
Alessandro analizza e rielabora con disciplina, con ordine. Come il naturalista osserva la vita, l’entomologo il mondo sconfinato degli insetti, il geologo il sottosuolo, così all’artista tocca il compito di indagare ciò che si nasconde nella mente dell’uomo.
Le radici, come i nostri sensi, viaggiano per strade misteriose, inseguendo, in modo celato, gli umori e la sostanza della vita e disegnando, al tempo stesso, trame da scoprire, misteriose e sensibili come la nostra anima.”
Dott.ssa Maria Grazia Vanola
“Ciò che colpisce profondamente osservando i suoi segni è proprio la capacità gestuale sottesa alle figure: il gesto è l’atto in cui proietta sé stesso per farsi riconoscere come uomo del suo tempo. Analizzato superficialmente il comportamento dell’artista sembra, in apparenza, non controllabile: in verità, è grande in lui la capacità di indirizzarlo al risultato finale, in un dialogo di reciprocità tra sguardo e movimento che consente la condivisione di un universo affettivo che si fa vibrazione ed emozione e riconduce alla persona che ognuno di noi è, in primis l’artista, l’unico in grado di farci partecipi della nostra integrità gnoseologica e pratica.”
Federica Mingozzi
“Alessandro Negri non si è fatto trascinare da quella che chiamiamo moda del tempo. È sempre stato coerente, non si è genuflesso al consumismo dell’arte, alla nominanza come traguardo. Come tutti gli artisti ha visto ed ha riflettuto su altri artisti. A questo proposito mi sovviene alla memoria l’albero di Mondrian che, con lungo ragionamento, l’artista trasforma in un reticolo di forme improbabili che lo porteranno alla vera ed estrema astrazione fisica e morale che rende la realtà, non sempre visibile, più razionale e leggibile.
Negri, nei suoi infiniti richiami delle forme della natura, ci svela il mistero che risiede nel luogo dei sogni. Tutto si trasforma in nuove forme. I corpi sembrano contorcersi, ma non in modo scomposto. Le varie forme assumono aspetti che solo attraverso l’arte possono essere resi comprensibili e, rendendosi percepibili in modo assolutamente naturale, diventano poesia.”
Mario Carnaghi
“Ecco le riprese, quelle sì sono importanti nei tuoi quadri, perché scandiscono il tuo tempo come un metronomo.
Tengono testa alla tua voglia di andare sempre più in profondità e così facendo ogni tuo periodo si chiude inaspettatamente con un ritorno, con uno stacco silenzioso e furbo, ma attenzione: come ho detto chiudere per te vuol dire tornare.
Tornare sui tuoi passi, alle radici, del segno o, meglio, del disegno, che, come ebbi occasione di dirti tu, scavi nella tela.
Non è un tornare indietro per poter procedere innanzi tutto, ma un rivedere e rincorrere nuovamente immagini. Forme, dettagli che sono il giovane pittore innamorato della bellezza della natura.”
Gianmaria Garavaglia
BIOGRAFIA
Alessandro Negri, nato nel 1936, vive ed opera a Robecchetto con Induno, in provincia di Milano.
La sua formazione di studi avviene presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, frequentando il corso di nudo e alle Civiche Scuole d’Arte del Castello Sforzesco di Milano.
Gli anni della gioventù di Negri, quelli in cui il pittore incomincia a delineare e marcare le forme del proprio intimo apprendimento, si sviluppano tra le onde e le correnti delle espressioni artistico-figurative di un’Italia del secondo dopo guerra, sono gli anni importanti di Morlotti e dei suoi naturalismi materici, di Birolli e Capogrossi e del segno, ma anche gli anni dell’espressionismo astratto di Pollock e di de Kooning, sono gli anni Sessanta, che aprono gli orizzonti alla Pop Art.
Il cammino della maturità artistica di Negri ha preso il via, il suo lento allontanarsi dalla figura lo porta a concentrarsi sulla gestualità e il dinamismo del segno, che nei primissimi anni Settanta si semplifica e diviene ombra di presenze, paesaggi. I soggetti subiscono una rarefazione, stretti in dinamiche geometriche forti. Il segno diviene un confine che difende la figura, impedendo qualsiasi prevaricazione dello spazio sulla stessa. Durante tutta la carriera d’artista Negri rimane indissolubilmente legato al territorio in cui è nato e alla natura dirompente che lo caratterizza.
Inaugurazione: sabato 11 novembre, ore 16.30
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Instagram: negrial36
Facebook: Alessandro Negri